Politica monetaria

Secondo il rapporto sull’inflazione pubblicato ad agosto, la Banca Nazionale della Romania ha continuato ad adeguare il proprio comportamento di politica monetaria nel secondo trimestre del 2018, rafforzando da metà aprile il controllo sulla liquidità dal sistema bancario e aumentando a maggio il tasso di politica monetaria con altri 0,25 punti percentuali, per mantenerlo invariato a luglio al 2,50 percento.

Allo stesso tempo, la banca centrale ha mantenuto i tassi RMO durante questo periodo applicati alle passività in leu ed in valuta estera degli enti creditizi a livello di 8%. Le misure erano destinate al ritorno sostenibile del tasso di inflazione annuale in linea con l’obiettivo fisso del 2,5 percento ± 1 punto percentuale, anche attraverso solido ancoraggio delle aspettative di inflazione sull’orizzonte più lungo.

Alla riunione di maggio, il Consiglio di amministrazione della BNR ha deciso di aumentare il il tasso di politica monetaria al 2,50%, mentre il tasso annuo di inflazione ha continuato a salire nel mese di marzo sopra del limite superiore del range di variazione del bersaglio fermo, raggiungendo come previsto un livello di 4,95% e la nuova previsione a medio termine generalmente ha riconfermato lo scenario precedente, la traiettoria proiettata del tasso annuo di inflazione è stata solo leggermente rivista a breve e marginalmente verso il basso all’orizzonte più lontano.

In tal modo, secondo un altro prevedibile aumento nel mese di aprile, il tasso di inflazione annuale era previsto di rimanere per diversi mesi circa l’alto livello così raggiunto, per tornare alla fine di quest’anno vicino al limite superiore dell’intervallo di bersaglio di 3,6 per cento (3,5 per cento nella proiezione precedente) e poi discendere, ma anche cantonare nella sua metà superiore, raggiungendo alla fine dell’orizzonte di proiezione ad un livello di 3,0 per cento (rispetto a 3,1 per cento come precedentemente anticipato).

Le ampie fluttuazioni che caratterizzano lo sviluppo probabile dell’inflazione nel 2018, così come la facile revisione al rialzo del pattern a breve termine erano attribuibili all’azione di fattori dal lato dell’offerta, cioè i grandi aumenti registrati negli ultimi mesi da tutte le componenti esogene dell’IPC e gli effetti base connessi previsti a verificarsi dal quarto trimestre 2018.

Allo stesso tempo, si prevedeva che l’inflazione core continuasse ad accelerare sull’intero orizzonte di previsione, anche se ad un ritmo più moderato rispetto alle previsioni precedenti, il tasso di inflazione annuale CORE2 rettificato dovrebbe salire al 3,4% nel dicembre 2019 e quindi al limite superiore dell’intervallo obiettivo nel marzo 2020.

Il riposizionamento relativamente più basso della sua traiettoria proiettata è stata la conseguenza quasi-integrativa della rivalutazione al ribasso, sia retrospettivamente che prospetticamente, dell’ampiezza stimata del gap del PIL positivo, nel contesto dell’ampia revisione delle serie storiche di dati sulla crescita economica.

Sebbene relativamente diminuite rispetto alle previsioni precedenti, le pressioni inflazionistiche generate dalla posizione ciclica dell’economia dovrebbero continuare a crescere nella prima metà di quest’anno e rimanere pressoché invariate entro la metà dell’anno prossimo; allo stesso tempo, il loro declino nell’orizzonte più lungo dovrebbe essere più lento in quanto si prevede che la reintroduzione della deviazione positiva del PIL su una traiettoria discendente avverrà solo verso la metà del 2019 ed il tasso di restrizione successiva era significativamente più lento.

Per maggiori informazioni: Rapporto sull’inflazione – Agosto 2018